Il mestiere di genitori non è facile. Quante volte lo abbiamo sentito dire e quante altre lo ripetiamo, in silenzio, come un mantra, nell’ intento di giustificare la stanchezza, le debolezze, le giornate no. Essere genitore ai tempi dei social network è complicato: stimoli (buoni o fasulli) che giungono da ogni dove, creano confusione e pubblicizzano modelli genitoriali poco raggiungibili o inesistenti. Il tempo è poco, siamo sempre di fretta, corriamo insieme alla smania di ottenere situazioni familiari perfette. L’ ansia da prestazione domina le nostre giornate, ci lasciamo guidare dal nervosismo, perdendo di vista la bellezza delle piccole cose. Come possiamo spezzare questo meccanismo faticoso e controproducente? Non esiste una ricetta che ci permetta di ottenere risultati stabili in tempi ridotti, non esiste il manuale del perfetto genitore. Allora che fare? Sediamoci, respiriamo e accendiamo la musica. Quella che ci piace, quella che ci emoziona … quella che ci aiuta a staccare la spina dalle preoccupazioni … Cominciamo a cantare, lasciamo cadere l’ armatura “della buona madre o del buon padre” che ci sentiamo costretti ad indossare, abbandoniamo le sovrastrutture. I figli hanno bisogno di figure genitoriali che sappiano mostrarsi “persona”, capaci di entrare in contatto con la propria fragilità e ricostruirsi tenendo conto che una brutta esperienza è opportunità per ricominciare. Lo stimolo musicale produce onde Alfa che stimolano la calma e la capacità di riflessione, condividere questo tipo di energia con i nostri piccoli è un’ occasione per condividere intimità che regolano e reinventano i rapporti, al fine di scrivere insieme una storia che possa partire dal lieto fine per disegnare nuovi percorsi. La condivisione vocale e musicale è una reale opportunità di crescita ed è scientificamente provato che questa attività sia in grado di aumentare gli skills comunicativi, le competenze ludico-espressive e lavorative, ma è soprattutto molto divertente. Stonare insieme, produrre un controcanto fatto bene o semplicemente ridere ascoltando canzoni, anche dal dubbio valore artistico, sono ricordi che i nostri figli porteranno con sè anche quando saranno grandi. Un bambino felice sarà un adulto pensante, capace di portare la propria positività nel mondo, di tracciare mappe emotive e concettuali fondamentali per costruire nuovi linguaggi. Così come Roma non è stata costruita in un solo giorno, altrettanto lenta è l’ elaborazione di schemi comunicativi efficaci e pervasivi, ma vale la pena provare … non fosse altro che ridere allunga la vita e ridendo, comunichiamo agli altri che “tutto si può fare”, soprattutto essere felici. Buona cantata 🙂