IL DONO DEL VENTO

Pubblicato il: 31 Gennaio 2021
emozionalità

 

Dopo un lungo viaggio,
giunto all’ ingresso del Regno D’Altrove, ad un tratto un Silenzio stremato dalla sete e dalla polvere disse:

NON C’È VOCE
Urlava, senza rendersi conto del volume smodato, prodotto da corde vocali anarchiche, che non sapeva più dominare.

NON C’È VOCE
E mentre regalava al mondo questo insolito anacronismo, saltellava freneticamente, facendo attenzione a non allontanarsi troppo dal cerchio immaginario che poneva a protezione di se stesso.
Muoveva le mani senza senso, come a voler evitare di strapparsi la pelle di dosso, si era mostrato già troppo nudo al cospetto di malcapitati testimoni.

NON CE N’È
Ma non fece in tempo a completare la frase, che il disperato cordoglio fu interrotto da un insetto comune ed innocuo, appoggiatosi delicatamente sul suo naso.
Era una farfalla piccolissima, di un giallo opaco e sorridente, capace di imporre le sue evoluzioni aeree in modo dismesso, ma estremamente efficace.

SÌ CHE C’È, sembrava fosse la risposta di quell’esserino minuscolo, che non emetteva suono alcuno, eppure dipanava così chiaramente il suo intento.
Le alette, sfiorate a ritmo denso sul viso del pellegrino, sortivano l’effetto di una carezza inaspettata, senza pretese, ma agognata da sempre.

Un’anatra di passaggio, che stava migrando distrattamente verso Sud, incuriosita da quella strana conversazione si allontanò dallo stormo e planò giù, a piano strada.
Mentre scendeva pensava “forse qui potrò trovare parole nuove da mettere nella mia bisaccia. Sono così stanca di ascoltare sempre le stesse cose”.
Viaggiava all’interno del suo asse di trasferimento senza parlare mai con nessuno, aveva smesso da tempo.
Le sue compagne prendevano molto seriamente la missione, procedevano avanti e indietro senza nessuna domanda e ogni volta che la nostra amica sognava lontano e a voce alta c’era sempre qualcuno pronto ad apostrofarla: “se sbattessi le ali tanto velocemente quanto i pensieri strambi che ti escono dal becco, saresti di certo una campionessa di volo acrobatico potenziato, invece chi tu sia non si è capito. Certamente non una di noi”.
Fingeva di aver dimenticato il cuore agganciato ad un nembo brontolone, invece lo teneva stretto al petto, nascosto tra sé e sé, quasi a volerlo proteggere dalla grettezza disarmante che la comitiva riservava a chi non aderiva completamente alle antiche regole dell’ascesa.

Chissà quanto costa il tumulto disorientato di un silenzio quando non puoi dire a nessuno chi sei.

Quando giunse a terra, con stupore, trovò una volpe che non arrivava all’uva intenta ad osservare il ramingo e la farfalla.
“Sono qui ferma da ore, pensavo avessero da stendere un poema e invece sono zitti. Non si sente proprio nulla. Aaaah, fossi rimasta a tentar la sorte nella vigna, invece di perdere tempo a guardare il vuoto, a quest’ora sarei la volpe più ricca della vallata. Certamente non è colpa mia”.
Arricciolò la coda in modo arrogante e se ne andò.

L’ anatra, al contrario, estasiata da quel dialogo perfetto, ancorò le zampe al suolo e disse: “Eppure a me sembra di poter ascoltare un suono così familiare.
Eppure a me sembra di vedere qualcosa che si muove”.
Ma era lì da sola e, come era capitato altre volte, pensò di aver sognato invano e sospirò.

Scirocco, che si era fermato a benedire il quadro immacolato, commosso da quell’ osservazione soffiò delicatamente sulle ciglia impetuose degli eventi e ad un tratto fu una festa di colori che, uno ad uno, scoppiettando, tornavano al loro posto intonando canti di rara bellezza, spalmati sul manto nitido dell’eternità.
Da quella danza sacra nacque un tempo di parole nuove e l’anatra, colmato il vuoto del suo tascapane, allargò le ali verso Est.
Volse il muso verso il suo stormo e sussurrò:. “tornerò un giorno, quando il mio cuore sospeso mi indicherà nuovamente la strada di casa”.
E smarrí se stessa nel blu profondo della sua libertà.

Fu così che la farfalla, come si era appoggiata si levó.
La grazia dura il tempo vaporoso di un abbraccio, accende piccole luci sature di preghiere e poi si sposta, guidata dal vento, a tracciare solchi di nuove identità.

Ma si racconta ancora oggi, lungo il perimetro di un cielo terso, di un giorno in cui il destino si posò sul naso di un Silenzio che, ritrovato il sentiero, prese per mano se stesso e si incamminó.

Denise Calamita

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